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REIMPOSTA I CONTATTI DENTARI PER RISOLVERE LO SBILANCIAMENTO SPAZIALE DELL’ATM

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Le guide dentarie sono le strade obbligate dell’escursione mandibolare; una mandibola si riposiziona stabilmente soltanto se si reimpostano i versanti di guida dopo aver riposizionato il mento sulle fosse.
Abbiamo manovre di controllo più che sufficienti (e di estrema precisione) per impostare guide e fosse.
I versanti di retrusione, quelli di guida incisiva, il versante di disclusione canina e l’inclinazione delle fosse sono gli unici punti di sostegno riconosciuti dai denti. Essi vengono riconosciuti esatti o rifiutati (dalla muscolatura del viso e da quella del corpo).
E’ inutile andare a rifugiarsi in discorsi complicati perchè le questioni già lo sono in partenza, però il corpo nelle percezioni non ha occhi ma sente le pressioni, gli scivolamenti, gli adattamenti e la muscolatura si adegua continuamente fino alla stabilità all’inclinazione dei versanti di sostegno in pochi attimi.
Lo sbilanciamento spaziale dell’articolazione temporo-mandibolare recupera solo grazie ad una reimpostazione dei contatti dentari.
Chi spera sottomettendosi ad un intervento chirurgico o ortodontico o tramite la sola lingua di raddrizzarsi di schiena e di bilanciarsi di collo e di bocca si sbaglia, perché nessun ortodonzista o chirurgo maxillo-facciale ha la benché minima idea di come valutare uno sbilanciamento muscolare della bocca.
A corpo morto con il paziente disteso sul lettino il chirurgo presume con le mascelle del paziente riportando secondo uno schema ipotetico, il morso a chiudere spesso in prima classe, imbevuto com’è dalle strane teorie che vedono nella seconda e terza classe un segno evidente di malocclusione.
Praticamente sposta il mento secondo un giudizio estetico senza interpellare la muscolatura.
Se noi osserviamo le foto a colori degli interventi maxillo-facciali, ci rendiamo conto della impossibile situazione che si presenta agli occhi del chirurgo una volta effettuata la osteotomia, ovvero arcate staccate insanguinate, condili nascosti, denti che tra loro non potranno che occludere grazie a molaggi selvaggi che li appiattiranno proprio lungo le cuspidi di sostegno, lesioni di tessuti, osso, nervi e vasi, margini ossei che non possono ricongiungersi se non grazie a innesti vari o ad ulteriore sacrificio di sostanza e per finire una cicatrizzazione difficile.
E il risultato? Morsi aperti o in testa a testa , paziente in tensione massima muscolare di collo e di viso, gonfiori perduranti, deformazioni di naso, necessità di ulteriore trattamento ortodontico o chirurgico, scariche elettriche, dolori e fastidi al viso e al collo, schiena curva…malocclusione.
Se i pazienti si vogliono sottomettere a questi esperimenti, problemi loro, ma quanti poi per aver voluto rimediare ad un lieve danno iniziale si ritrovano con pochi denti in bocca e tensioni continue a fronte di un sorriso che più triste non potrebbe essere?

A. Valsecchi 2005, 2016 appimlab – a cura di C. Morcone

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